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Alighiero BoettiSenza titolo1985
1985
25.000 €IVA inclusa
Informazioni sull’articolo
Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994), Senza titolo (1985)
Collage, matita e pastello su carta di cm 76 x 57 firmato in basso al centro.
L’opera risulta archiviata presso l’Archivio Alighiero Boetti, in data 20/03/2024.
- Creatore:Alighiero Boetti (1940-1994, Italiano)
- Anno di creazione:1985
- Dimensioni:Altezza: 76 cm (29,93 in)Larghezza: 57 cm (22,45 in)
- Tecnica:
- Movimento e stile:
- Periodo:
- Condizioni:
- Località della galleria:Roma, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU1927214349842
Alighiero Boetti
Mentre l'Occidente ha una supremazia totale sull'arte, Alighiero Boetti porta un contributo orientale all'arte contemporanea. Alighiero Boetti o Alighiero e Boetti, nasce a Torino dove lascia gli studi di economia all'università, già appassionato di arte. Autodidatta, fin dai primi anni '60 crea disegni e dipinti astratti, poi sperimenta opere realizzate con gesso, masonite, plexiglas ed elementi luminosi che lo portano al suo debutto artistico nel 1967 presso la Galleria Christian Stein di Torino. Qui presenta opere assemblate con materiali industriali come ferro, legno, tessuto mimetico, vernici a smalto.
In quegli anni, entra a far parte del movimento artistico dell'Arte Povera, un movimento consacrato a livello internazionale nel 1969 con la figura del critico Germano Celant e insieme a Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merry, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Print e Gilberto Zorio.
Boetti analizza i temi dell'alterazione, del contrasto, del doppio e della propria identità.
Tra il gruppo di artisti dell'Arte Povera, è il primo a distaccarsene nel 1972, quando è affascinato dalla cultura orientale e africana - va a Kabul (1971). Lì concepisce il primo arazzo con il ricamo di due date su due tele "16 Dicembre 2040" e "11 Luglio 2023" (la prima indica il centenario della sua nascita, la seconda la data presunta della sua morte).
Le sue opere più famose sono arazzi di diversi formati in cui sono inserite frasi e motti inventati dall'artista, suddivisi in griglie.
Un secondo oggetto di arazzo è il planisfero, un progetto chiamato Maps of Art, degli anni '90: ogni nazione è ricamata con i colori della propria bandiera. L'idea delle mappe è nata nel '69 colorando un atlante con tutte le bandiere.
Le piccole tele con le lettere ricamate dalle donne afghane esprimono pensieri e concetti semplici, immediati e colorati; ma dietro ogni opera c'è la storia di Boetti che torna due volte l'anno in Afghanistan (fino alla guerra del 1979, poi a Peshawar, in Pakistan) e che mantiene i contatti con le ricamatrici, preoccupandosi delle loro condizioni di lavoro e che non siano bambine. È un'etica che si intreccia con l'arte e con la semplicità preferita dall'artista.
Ogni filo nasconde lo sforzo e il lavoro delle donne afghane, una parte di loro elevata ad arte e quindi resa immortale.
Una caratteristica del suo lavoro era quella di riservare a se stesso la parte mentale e di delegare ad altri la fase esecutiva.
Alighiero Boetti ha esposto nelle mostre più emblematiche della sua generazione, da Quando gli atteggiamenti diventano forma (1969) a Contemporanea (1973); è stato più volte alla Biennale di Venezia, con una sala personale nell'edizione del 1990, un omaggio postumo nel 2001 e con una grande mostra alla Fondazione CINI nella recente edizione del 2017.
Molte delle sue opere si trovano in musei italiani e internazionali, tra cui il Center Pompidou di Parigi e il MOCA di Los Angeles.
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5,0
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