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Marcello MascheriniSan Giorgio di Mascherini1956
1956
174.183,55 USDPrezzo di listinoIVA inclusa
Informazioni sull’articolo
- Creatore:Marcello Mascherini
- Anno di creazione:1956
- Dimensioni:Altezza: 200 cm (78,75 in)Larghezza: 70 cm (27,56 in)
- Tecnica:
- Movimento e stile:
- Periodo:
- Condizioni:
- Località della galleria:Roma, IT
- Numero di riferimento:1stDibs: LU1926210131412
Marcello Mascherini, è nato a Udine nel 1906. Dopo lo Studio d'Arte di Isernia e continuò a coltivare la sua pratica scultorea, completando un apprendistato nello studio di Franco Asco (1899-1970). Nel 1924 debuttò al Circolo Artistico di Trieste. Tra le prime opere conosciute del giovanissimo Marcello Mascherini ci sono le espressive ed evocative maschere in gesso che realizzò nel 1928 per il Teatro Politeama di Trieste, su commissione dell'architetto Umberto Nordio. A partire dagli anni '30 e dopo l'incontro con Arturo Martini (1889-1947), iniziò a lavorare su scala più ampia, sviluppando l'idea di figure dalla pelle ruvida e dai volti che ricordano la statuaria etrusca, esprimendo virtù arcaiche come il lavoro, la maternità e la comunione con la natura. Nel 1931, quando aveva solo 25 anni, fu notato dall'architetto triestino Gustavo Pulitzer Finali, che progettò gli interni della motonave Victoria e che gli chiese di decorare la sala banchetti di prima classe. Questo momento segnò l'inizio delle sue prestigiose collaborazioni con artisti e architetti come Libero Andreotti e Gio Ponti e, di fatto, gli aprì la strada alla decorazione di navi e transatlantici, che sarebbe durata fino agli anni '60. Dal 1934 in poi, e per altre undici edizioni, fu presentato anche alla Biennale di Venezia. Mascherini ottenne premi e riconoscimenti alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia, con opere suggestive come il gruppo di Piccoli Bronzi animati e primitivisti esposti alla Biennale del 1934, o come Eva e Susanna presentati alla Quadriennale del 1939. Il successo dello scultore non fu solo in Italia, ma anche alle mostre estere organizzate dalla Biennale, ad esempio nel 1936 ricevette il Diploma d'Onore alla Mostra d'Arte Italiana Contemporanea di Budapest. Con il passare degli anni, le figure filiformi e allungate furono sempre più sostituite da volumi pieni e arrotondati che si inserivano nello spazio con maggiore consapevolezza e dinamismo, sempre di natura arcaica, come si può vedere nelle sculture femminili Venere Marina, presentate alla Quadriennale di Roma nel 1943. Gli anni '50, '60 e '70 sono stati segnati soprattutto dal contributo artistico che lo scultore ha dato al mondo del teatro e della scenografia. Nel 1953 compì un viaggio fondamentale a Parigi, dove visitò lo studio di Constantin Brancusi (1876-1957), di cui assorbì il linearismo sintetico. Il periodo del dopoguerra fu segnato dall'abbandono delle forme arrotondate e dal passaggio a un primitivismo espressivo e spigoloso, in sculture come il drammatico Progetto per il Monumento di Aushwitz del 1958 per la Risiera di San Sabba. Per la produzione in transatlantico, l'artista si affida a uno stile a metà strada tra la rielaborazione della scultura del XV secolo e un linguaggio personale, a volte filiforme e a volte più pieno e aggraziato, costituito da una linea giocosa e vitale, che sfocia in un modernissimo espressionismo di prestigio internazionale. Attivo fino alla fine, lo scultore morì a Padova nel 1983 all'età di settantasette anni.
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La statuetta equestre qui rappresentata, di chiaro intento originariamente celebrativo, costituisce un unicum nella celebrazione visiva di Pio VI, salito al soglio pontificio nel febbraio del 1775, agli albori del suo pontificato: infatti quest'opera, realizzata in terracotta bianca, raffigura il papa durante la Cavalcata, compiuta il 30 ottobre 1775, per il Possesso, l'antichissima cerimonia che sanciva l'insediamento del nuovo papa sulla cattedra episcopale romana come vescovo di Roma. La cerimonia si è svolta nella basilica di San Giovanni in Laterano dove il nuovo papa è arrivato dopo una lunga cavalcata con un interminabile corteo che si è snodato tra ali di persone festanti da San Pietro al Vaticano e si è fermato in Campidoglio per ricevere i senatori di Roma.
Il cesenate Giannangelo Braschi (1775 - 1799), eletto con il nome di Pio VI dopo un non facile conclave durato oltre quattro mesi e scandito da duecentosessantacinque scrutini, mecenate e amante delle arti, indossa un mantello foderato di pelliccia, una mozzetta ricamata, una stola damascata e un cappello. Anche il cavallo, finemente modellato, è adornato con un ricco paramento e il suo corpo è sostenuto da una colonna con base rettangolare su cui, nel lato lungo, è presente lo stemma della famiglia Braschi.
Finora la ceramica è stata attribuita alla manifattura Volpato, riconducibile a uno dei più importanti collezionisti antiquari e mediatori di antichità attivi alla fine del XVIII secolo, considerato l'unico presente a Roma in quel periodo in grado di realizzare un'opera simile. Nei documenti relativi alla produzione dell'artista di Bassano, però, non c'è traccia di un pezzo del genere ed è quindi più plausibile, soprattutto alla luce della testimonianza riportata nel Diario Ordinario, considerarlo un prodotto della fabbrica Cialli. Di questo gruppo in terracotta...
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